Addie scoppiò a piangere. Ma non aveva sufficiente controllo del
nostro corpo per produrre vere lacrime. Il suo pianto era silenzioso e
invisibile. A tutti meno che a me.Come il mio
lo era stato a tutti tranne che a lei nei giorni, nelle settimane, nei
mesi seguiti alla nostra prima stabilizzazione. Dopo che ero stata messa in un angolo e intrappolata nel mio stesso corpo, la mia pelle era diventata una camicia di forza, le mie ossa le sbarre di una prigione.
Cosa
provereste se il vostro corpo non fosse per voi nient’altro che una
prigione, nient’altro che una tomba, nient’altro che una trappola dove
non potrete essere né voi stessi né dire la vostra, dove potrete versare
solo lacrime silenziose e fantasma, celate al resto del mondo, dove non
avrete nessun comando sul vostro corpo ma essere come burattini guidati
dal burattinaio che ha il comando sulla vostra intera persona?
In questo nuovo mondo, in un futuro prossimo, gli esseri umani nascono con due diverse personalità, due anime,
anime gemelle.
Ma
prima dei dieci anni di età, l’anima dominante prende il sopravvento su
quella recessiva comportante la progressiva e inesorabile scomparsa.
STABILIZZAZIONE, viene definita dal Governo… una stabilizzazione verso una vita normale e sana.
Ma
esistono anche persone che non si sono mai stabilizzate, che hanno
ancora due anime a contendersi il loro corpo, la loro mente, le loro
azioni.
Loro sono
IBRIDI, individui malati che il Governo ha il dovere di curare in quanto visti come pericolosi per la società e per loro stessi.
Addie, nonostante le varie cure e i vari test, non si è mai stabilizzata del tutto.
Con lei c’è ancora
Eva,
l’anima recessiva, l’anima gemella, una vera sorella, con cui
interagisce, con cui si confida, una presenza che le da conforto e
amore.
Ma Eva non è una semplice presenza; Eva è viva; Eva
prova dei sentimenti diversi da quelli di Addie; Eva ama a modo suo; Eva
ha una personalità tutta sua… Eva è intrappola nel suo stesso corpo,
dove “la sua pelle è diventata una camicia di forza, le sue ossa le sbarre di una prigione”.
Può
solo assistere a tutto ciò che la circonda senza mai interagire con il
mondo esterno, non più padrona del suo corpo ma intrappolata in esso,
perché è Addie ad essere padrona delle loro azioni, è Addie che muove i
loro arti, è Addie ad essere la burattinaia del loro corpo.
Eva, è
solo la coscienza silenziosa di Addie, un segreto da custodire in
eterno, perché se scoperto potrà portare a conseguenze pericolose.
E sarà proprio la prospettiva,
la promessa,
di far venire nuovamente in superficie Eva, a portare alla loro cattura
e alla successiva reclusione in un istituto dove vengono curati i
soggetti
“malati” come Addie.
Ho impiegato qualche giorno in più a leggerlo, perché a tratti sentivo la necessità di sospendere la lettura.
Anche se il libro mi chiedeva un ritmo veloce, ci sono stati dei momenti in cui non riuscivo ad andare avanti.
Soprattutto
nella prima e nella seconda parte del libro, dove alternavo la rabbia
alla tristezza, un continuo e altalenante subbuglio di sensazioni e
sentimenti.
Nella prima parte del libro abbiamo davanti una Eva - sì
perché è lei la voce narrate - ormai rassegnata al ruolo che le è stato
dato, ho imposto, cioè essere in un certo qual modo la coscienza di
Addie, il suo conforto, definita da lei stessa come
“un fantasma nel suo stesso corpo”.
Ma nonostante questa sua accettazione, riesce emergere anche
la
profonda tristezza di Eva, il non poter sentire più la sensazione di
una carezza, di un abbraccio paterno, il sapore del cibo, la potenza
della libertà di poter essere padrona del proprio corpo, ma convivere
con un eco dei suoi ricordi, ricordi di un’infanzia felice e serena a
condividere il corpo con Addie a condividere con lei l’affetto dei loro
genitori, quando ancora Eva era tangibile e reale per tutti, quando
ancora veniva chiamata per nome, un nome che ormai da tre anni non viene
più pronunciato ad alta voce, ma solo da Addie, nel segreto della loro
mente.
Nella seconda parte, anche se ritroviamo Addie/Eva
recluse alla Nornand, l’istituto di cura per Ibridi, comincia a emergere
una sorta di speranza in Eva – la speranza di non essere più una
prigioniera nel proprio corpo ma la burattinaia che ne dirige i fili –
speranza che viene trasmessa anche al lettore.
In questa seconda
parte emerge anche la rabbia: rabbia per come vengono trattati gli
Ibridi, rabbia per tutti gli esperimenti che vengono condotti su di
loro, per estirpare da loro il male che si annida come un’ombra nella
loro mente…
la seconda anima è vista appunto come un’ombra,
nient’alto che un’ombra… un’ombra non ha sentimenti, un’ombra non ha
emozioni, un’ombra non è neanche vita.
Gli Ibridi non sono altro che cavie da laboratorio, su cui fare esperimenti, su cui testare nuovi vaccini… nient’altro.
E
la promessa di essere reintegrati nella società sani, senza più
quell’oscura presenza è solo una vana promessa, solo propaganda per far
accettare dall’opinione pubblica luoghi come la Nornand, dove viene
promessa una cura, ma dove in realtà vengono effettuate le più atroci
torture.
E infine l’ultima parte dove la libertà – in tutti i
sensi – diventa qualcosa di tangibile che ha anche un suo profumo: il
profumo dell’oceano che porta con sé il profumo della speranza.
È stata una lettura intensa, che ha saputo darmi forte emozioni.
Con
una scrittura impeccabile, la giovanissima autrice, ha affrontato temi
importanti –
"di etica, di identità", di personalità - protratti in un
futuro prossimo, ma attuali nel nostro presente.
Ha fotografato la
nostra società odierna – che ci vuole tutti burattini con un solo
burattinaio che dirige i fili… chiamatelo mass media, chiamatelo
televisione, chiamatela
opinione pubblica… insomma, di esempi del grande burattinaio ce ne sono a bizzeffe -, trasportandola in una realtà distopica, dove
il solo pensare di essere diverso e soprattutto il solo pensare di essere felici a essere diversi, è visto come una macchia… un’ombra da cancellare.
CONSIGLIATO!!!
L'ho letto il... 22 Marzo 2013
GIUDIZIO: